UNITI PER L'ALTERNATIVA SICILIANA A SINISTRA!
Intervista a Fabio Cannizzaro, coordinatore regionale di Risorgimento Socialista
a cura di Franco Nizza
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Quella che viviamo a sinistra in Sicilia è una fase delicata quanto stimolante.
La sinistra, forse per la prima volta, prova a muovere dalla realtà territoriale, senza il prevalere di ragionamenti rapportabili a equilibri lontani.
La sinistra isolana, o meglio buona parte di essa, è impegnata realmente a tentare di fare sintesi.
L’occasione concreta è offerta dal prossimo rinnovo del Parlamento Siciliano e dalla contestuale elezione del Presidente della Regione.
Il processo d’avvicinamento che vede insieme movimenti, il partito della Rifondazione comunista, il Partito Comunista Italiano, Risorgimento Socialista, l’Istituto di Cultura Politica per la Questione Siciliana, settori della sinistra sindacale è una esperienza di rinnovamento nell’azione che potrebbe avviare davvero una nuova stagione a sinistra invertendo un trend logoro muovendo stavolta dai Territori siciliani e non da esigenze irradiate da un centro elaborativo e/o geografico.
La proposta che essi stessi sin qui hanno sintetizzato definendola Alternativa Siciliana di Sinistra dispiace, però, a molti, a partire dal Pd, per poi arrivare a quelle realtà che hanno rifiutato l’unità a sinistra sino a certo mondo neo-sovranista e al sicilianismo classico.
Sull’argomento abbiamo voluto sentire il nostro caro compagno Fabio Cannizzaro, 49 anni, docente di Lettere, coordinatore regionale di Risorgimento Socialista ed espressione coerente della tradizione socialista federalista siciliana.
D - Fabio, quella che sostenete sembra un’alleanza abbastanza irrituale per voi socialisti?
R – Solo apparentemente. Del resto avrebbe ben poco senso guardare alla realtà siciliana d’oggi con le categorie politiche del passato. Oggi che in Sicilia cresce la povertà mista alla sfiducia nella politica, verso certa “politica politicata” è chiaro per noi socialisti di sinistra siciliani collaborare a definire le condizioni possibili di un’Alternativa all’esistente che venga sviluppata da sinistra. Ecco il perché del nostro posizionamento.
D - Taluni sostengono che non raggiungerete il quorum che la vostra sarebbe una mera battaglia di testimonianza, cosa rispondi a costoro?
R – E’ un vecchio leit motiv, quello ovvero di “etichettare” forze d’alternativa come la nostra come testimoniali, residuali e/o radicali. Sin dall’inizio ci attendevamo “analisi” di questo tipo, ciò che semmai mi fa riflettere che alcune di queste “critiche” vengono da settori della stessa sinistra. Imputo ciò ad una logica di competitività che costoro avrebbero dovuto e potuto superare. Prendo atto che così non è stato.
Ciò significa, in concreto, che oggi, in Sicilia, esistono due idee, due prospettive che si richiamano alla sinistra. Una la nostra d’Alternativa e un’altra più presa dal gioco degli equilibri, dei tatticismi siciliani e no. Tocca alle donne, agli uomini di sinistra di Sicilia decidere quale progetto di sinistra vogliono sostenere e vedere rappresentato al Parlamento siciliano dal 6 novembre prossimo.
D – E’ notorio il tuo impegno federalista come lo coniughi con quello dell’Alternativa Siciliana di Sinistra?
Niente di più facile e naturale, anzitutto il programma sociale ed elettorale della Alternativa Siciliana di Sinistra è un programma che stiamo elaborando in modo realmente aperto e plurale e dentro questa “cornice” ha trovato, da subito, attenzione e rispetto l’idea di una Alternativa che partisse dai Territori, dalla realtà siciliana, ciò ha permesso, in assoluta discontinuità , che la sinistra tornasse a parlare della centralità dell’Autonomia siciliana in chiave di strumento per l’emancipazione di tutti i siciliani e non solo di ristrette èlite politico-burocratiche. In tale chiave fondamentale è la nostra proposta di portare a soluzione la Questione Siciliana, che sai è sempre stato il cavallo di battaglia della lotta di noi socialisti federalisti.
D – Ponete quindi un rapporto diretto tra Autonomia e Questione Siciliana?
R- E’ ovvio che sia così e lo facciamo da sinistra. Noi riteniamo l’Autonomia, e in particolare quella economico-finanziaria, lo strumento cardine per un cambiamento popolare in Sicilia, per la Sicilia, tuttavia l’autonomismo in sé non basterebbe a determinare questa trasformazione serve che lo strumento si metta al servizio di un processo ampio, coordinato che miri a portare a soluzione l’insieme di questioni sociali, economiche, politiche ed istituzionali che noi chiamiamo Questione Siciliana. Ecco qual è il rapporto.
D – Questa vostra prospettiva è avvicinabile a quelle parallele dei neo-sovranisti e dei sicilianisti – indipendentisti ?
R – Direi che l’equivoco non è possibile, a meno che non si usino le generalizzazioni come armi politiche per ingenerare confusione nell’opinione pubblica. Mi spiego meglio. Rispetto ai neo-sovranisti le nostre analisi sono diverse e diverse, senza ombra di dubbio, sono le premesse e quindi le soluzioni e i modi per ottenerle. Quanto al mondo sicilianista la loro analisi, di fatto, privilegia, di fatto, quasi esclusivamente il dato “nazionale” e pone l'indipendenza come tesi di scuola e rinvia ogni riflessione sul dato sociale ad un domani futuro e affida ogni ipotesi di sviluppo per l’Isola alle virtù palingenetiche di una Zona Economica Speciale (Z.E.S.) che, oggi diversamente dal periodo che andava dagli anni ’60 ai ’90 del secolo scorso, finirebbe solo per favorire e arricchire il grande capitale finanziario, con la sua evidente portata neoliberista, sbilanciando irreversibilmente una già traballante economia siciliana. Ecco i motivi per cui noi siamo alternativi sia alle solite proposte di destre, centristi e Pd ma anche alle cosiddette “alternanze”. Serve invece, cambiare scenario, serve l’Alternativa autocentrata e popolare che noi andiamo a rappresentare.
D – A tuo giudizio qual è oggi l’emergenza più importante da affrontare in Sicilia e se vincerete cosa farete per risolverla?
R – Ovviamente è il lavoro la vera assoluta emergenza. In questa prospettiva se dovessimo vincere le elezioni opereremmo per fare intervenire virtuosamente la Regione come centro di programmazione economica per il tessuto produttivo dell’Isola. Porremmo questioni come quelle della riconversione ecologica dell’economia e delle produzioni isolane, favoriremmo, senza tentennamenti, la produzione agricola , contrastando però, più e meglio, le infiltrazioni mafiose, favoriremmo l’impiego di uomini e risorse nel settore del riciclaggio virtuoso dei rifiuti. Sono, ovviamente, solo alcuni esempi. Tuttavia per ottenere tutto ciò occorre mantenere alta l’attenzione sul fenomeno mafioso tutt’altro che sconfitto e che minaccia il futuro economico ed etico di tutti i siciliani onesti.
D- Mi sembra naturale chiederti: cosa ne pensi dei Cinquestelle?
R – Non provo ne ho mai provato acredine per loro ma neppure penso che possano rappresentare un concreto, duraturo cambiamento. Detto ciò credo sia giusto giudicarli per le scelte fatte, che sino a questo momento non sono state, nella mia ottica, particolarmente interessanti.
Tuttavia rappresentano, in Sicilia, anch’essi, a modo loro, una voglia di cambiamento forte.
D – In conclusione perché i socialisti siciliani dovrebbero scegliere di votarvi all’interno di questa alleanza e non orientarsi verso il PSI o altri succedanei simili?
R – Semplice, perché noi in coerenza, senza ripudiare nulla rappresentiamo la coerenza degli ideali socialisti, che non si alleano con i centristi, con le destre come è recentemente successo
Noi siamo socialisti, orgogliosi d’esserlo, in una coalizione in cui siamo riconosciuti e stimati proprio per questo. Ecco perché i compagni e le compagne socialiste in Sicilia dovrebbero votare per i nostri candidati dell’Alternativa Siciliana di Sinistra.
Fabio Cannizzaro
19 Luglio 2017
dal sito Il socialista siciliano