Benedetto Migliaccio, Antonio Elefante e Gennaro Cinque |
demolizione del rudere restano uno strascico giudiziario e tante macerie. La proprietà chiede che si dichiari l'irregolarità della demolizione per evitare di corrispondere al Comune di Vico Equense i circa 330 mila euro di spese per lo smantellamento. Così, a due anni di distanza, non è stata ancora vinta la battaglia contro il degrado e l'inquinamento. Le reti metalliche, conficcate nella scogliera, sono sventrate dal sole e dalla salsedine, i muraglioni sono ancora in piedi e impediscono al mare di rigenerarsi, tutt'intorno rifiuti e liquami.
“La demolizione dell’ ecomostro – risponde Elefante - è apparsa come una cosa inutile e sopratutto quella che oggi avrebbe generato una discarica e… tutto sommato... era meglio prima dove doveva sorgere un bellissimo albergo sul mare... adesso è bastato fotografare tre sacchetti e qualche bottiglia di plastica abbandonata fuori dal sito per dare una descrizione distorta e abbietta del fatto." L’Alimuri era una struttura di 18mila metri cubi realizzata in un'area di alto valore paesaggistico, destinata a diventare un albergo di lusso con 150 camere. Risale al novembre del ’63 l’autorizzazione ambientale rilasciata ai proprietari del suolo dalla Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici. La licenza edilizia è arrivata l’anno successivo. Poi l’inizio dei lavori, a cui hanno fatto seguito sospensioni, ritardi fino ad arrivare allo stop definitivo. Lo scheletro di cemento è rimasto in uno dei più suggestivi angoli della penisola sorrentina per mezzo secolo. Molte sono state le strade intraprese negli anni per cancellare lo scempio; quella scelta dal Comune di Vico Equense è riuscita a dare alla storia Alimuri il giusto «the end».
“La demolizione dell’ ecomostro – risponde Elefante - è apparsa come una cosa inutile e sopratutto quella che oggi avrebbe generato una discarica e… tutto sommato... era meglio prima dove doveva sorgere un bellissimo albergo sul mare... adesso è bastato fotografare tre sacchetti e qualche bottiglia di plastica abbandonata fuori dal sito per dare una descrizione distorta e abbietta del fatto." L’Alimuri era una struttura di 18mila metri cubi realizzata in un'area di alto valore paesaggistico, destinata a diventare un albergo di lusso con 150 camere. Risale al novembre del ’63 l’autorizzazione ambientale rilasciata ai proprietari del suolo dalla Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici. La licenza edilizia è arrivata l’anno successivo. Poi l’inizio dei lavori, a cui hanno fatto seguito sospensioni, ritardi fino ad arrivare allo stop definitivo. Lo scheletro di cemento è rimasto in uno dei più suggestivi angoli della penisola sorrentina per mezzo secolo. Molte sono state le strade intraprese negli anni per cancellare lo scempio; quella scelta dal Comune di Vico Equense è riuscita a dare alla storia Alimuri il giusto «the end».