del Guardiano del Faro
Ogni stagione porta dei frutti. Un po' meno se sei già abbastanza stagionato e quindi rischi di marcire attaccato al ramo come una granadilla; ma si può rimediare con una bella botta di vitamina C corredata da un fresco e profumato ricordo indelebile di Brasile.
Frutta boom boom : lato A, B e C. L'abecedario della miglior frutta del pianeta oggi è qui. Zuccheri, che fanno bene al cervello. Fibre fini per il transito intestinale. Vitamine che le potresti spremere ed incapsulare per la farmaceutica.
Accidenti, mi è sembrato di stare di nuovo in Amazzonia, ma non esiste una Manaus vista mare, mentre qui dal Prof. Pierangelo Fazio - di cui avevo giò parlato QUI sotto Natale- qui si, qui esiste una cosa che in Italia -altrove- non c'è.
Anche o neanche sotto Natale, quando i frutti tropicali di laggiù, raccolti acerbi, arrivano qui con la Varig più sofferenti che maturi, più sofferenti di me con il mal di Viação Aérea Rio-Grandense. Mi portavo la papaya nella Samsonite. Io e chi per me.
Solo una colazione sulle terrazze di Rio ha questo stesso profumo. Per importazione non si può, neanche dalla terrazza del faro; già cambia importando umidi ricordi. Tra Ventimiglia e Latte però coagulo più di un pensiero.
Ogni stagione porta dei frutti, qui tutti assolutamente fuori da ogni logica, anche se una logica c'è. E' quella dell'uomo che interviene sulla natura accompagnandola lungo un sentiero diverso, solo proteggendola. D'inverno andò in quel modo, mentre stavolta sono due tipi di mango che ti profumano la macchina più di quelli della pubblicità aliena.
Why Mango?. Te lo spiego io perché, piuttosto di andare a perdere del tempo e prenderti del freddo e brutta musica in quei negozi fashion di Mango. Mango e Granadilla a Ventimiglia. Guava e Maracuja.
In questa epoca neppure gli insetti resistono, vanno a procreare altrove. Troppo dolce qui l'atmosfera, troppo anche per chi cerca il dolce. Non è la nostra cultura, questa è altissima cultura, botanica e cerebrale, quella che il cuore del Professore racconta alle sue piante senza parlare, arrivando ad ibridarle ed impollinandone i fiori ( se ho ben capito ), arrivando ai limiti estremi degli amanti di Manaus.
Quelli che abbiamo incontrato giù di sotto, nello stradino, quelli che credendo che qui non ci fosse nessuno alla ricerca della dolcezza più piena, quella che loro stessi stavano cercando o chissà, forse contrattando un qualche cosa che non ha prezzo, che si chiami impollinazione o fertility day.
Uno, due, tre . scatta adesso
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