TORINO - Il comportamento alimentare nelle malattie neurodegenerative. Il tipo di cibo determina la nostra vita, perché "noi siamo ciò che mangiamo". Il nostro sistema nervoso richiede componenti alimentari specifici e grandi quantità di glucosio per funzionare correttamente. Tuttavia alcuni grassi e zuccheri che mangiamo può se consumati eccessivamente possono causare problemi.
Mentre è noto l'effetto che il cibo ha sulla salute ad esempio il sovrappeso, i ricercatori stanno studiando l'impatto dei fattori metabolici sul cervello.
È stato descritto che l'aumento del colesterolo e zuccheri può causare un processo metabolico in soggetti sensibili al sovrappeso, accelerando l'invecchiamento del sistema nervoso.
Questo accade soprattutto nelle persone geneticamente predisposte ad invecchiare ed è ciò che si verifica nei pazienti con il morbo di Alzheimer. Ciò significa che il cervello si restringe più velocemente di quanto sarebbe normalmente.
Questi fattori dietetici coinvolti nella cosiddetta sindrome metabolica, che prevede lo sviluppo di una alterazione del corpo, con inadeguata aumento addominale. Questo accumulo di grasso crea un problema con gravi conseguenze; tra cui un aumento della pressione arteriosa, glicemia e grassi. Questa condizione aumenta non solo il rischio di malattie cardiovascolari, ma anche di soffrire di un accelerata necrosi neuronale.
Una corretta attività aerobica (un'importante arma contro il disturbo metabolico) e' in grado di migliorare non solo la plasticità neuronale, ma genera anche un miglioramento
vascolare, aumentando la genesi di nuovi vasi nel sistema nervoso.
Mentre il nostro corpo è il risultato dei nostri geni, la scienza moderna oggi attribuisce grande importanza all' epigenetica, che studia come l'ambiente puo' modificare l'espressione del gene. Il cibo è infatti uno dei punti chiave di questa modifica.
Nelle persone a rischio per la malattia di Alzheimer, una dieta sana e a basso contenuto di grassi e zuccheri potrebbe diventare un importante intervento preventivo. I risultati di molte ricerche supportano la teoria che la dieta non sana 'accelera' meccanismi patogenetici che si attivano nel cervello nelle fasi iniziali della malattia di Alzheimer e la funzione come terzo modulatore negativo della progressione della malattia, dopo l'età e la predisposizione genetica.
Un certo numero di studi ha già dimostrato che il declino cognitivo è più pronunciato nei pazienti di Alzheimer che soffrono di disturbi metabolici e vascolari.
La dieta ricca di grassi e calorie altera i "meccanismi di difesa" di neuroni.
Era già noto che una dieta ricca di grassi e zuccheri è associata con il rischio di diabete e l'Alzheimer; una dieta inadeguata mofifica il metabolismo cerebrale del peptide beta-amiloide, aumentando la sua produzione e modifica patologicamente la resilienza (cioe' la capacità di difesa e di recupero) neuronale, riducendo così la capacità dei neuroni di adattarsi alle situazioni di stress.
Un intervento dietetico sulle persone di età compresa tra 45 a 50 anni, con fattori di predisposizione genetica e rischio vascolare potrà in futuro rappresentare la prima strategia non farmacologica per l'Alzheimer.
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